La mostra di Genova “Dagli impressionisti a Picasso” è per me l’ideale proseguimento alla mostra di Verona sul post-impressionismo. Mentre a Verona il tema proposto era il divisionismo, a Genova il percorso è declinato in modo più ampio, perché si estende dagli inizi dell’impressionismo fino alla metà del secolo scorso, e diversificato per la presenza di artisti e scuole delle avanguardie del primo novecento.
Gli artisti noti sono numerosi, rappresentati con pochi dipinti, ma organizzati in modo da illustrare i movimenti artistici con grande sintesi. La tentazione, in questo riassunto della mostra, è quella di non perdere nessun riferimento, nessun autore, nessuna opera perché sono tutte significative. Quindi la scelta dei dipinti su cui soffermarmi è stata faticosa. Tenendo conto che queste opere si trovano a Detroit, questa è stata un’occasione imperdibile per vederle.
Innanzitutto le informazioni sulla provenienza dei quadri esposti: sono 52 e fanno parte della collezione del Detroit Institute of Arts, che conta 65mila opere.
Dal punto di vista storico aiuta ricordare che alcuni artisti che hanno portato l’evoluzione della pittura oltre l’impressionismo sono nati nello stesso periodo:
Paul Cezanne e Claude Monet sono nati nello stesso anno, il 1840; nel 1848 è nato Paul Gauguin e nel 1853 Vinvent Van Gogh.
La nascita dell’impressionismo
Tra i 1855 e 1865 Courbet con le sue opere, che hanno come riferimento il realismo, e Manet con la sua Olympia hanno suscitato scandalo per la scabrosità delle rappresentazioni che sono state di rottura delle convenzioni pittoriche dell’epoca.
L’apice della pittura impressionista si colloca nel 1874 con la prima mostra collettiva e i principali esponenti sono stati Pissarro, Monet e Renoir. Renoir ha preferito il colore e la luce nella pittura di persone, rispetto ai paesaggi all’aria aperta di Monet e al disegno di Degas.
Edgar Degas ha sempre rifiutato l’appellativo di impressionista, pur seguendo da vicino il movimento. L’interesse per la fotografia ha influito sul tipo di inquadrature nelle sue opere. Piuttosto che la pittura all’aria aperta ha preferito quella in interni e la sua predilezione è andata per le figure umane, soprattutto femminili.
Verso il 1880 il gruppo non era più così compatto e sono emerse altre forme pittoriche.
Il solitario e geniale Cézanne
Artista solitario, ha segnato il passaggio dall’impressionismo alle avanguardie.
Per lui il paesaggio non era una composizione di luce ma una costruzione mentale fatta di solidi, come il cubo, la sfera e il cilindro.
Oltre l’impressionismo
Dal 1880 si è andata esaurendo la fase della pittura impressionista e autori singoli, come Van Gogh e Gauguin, o movimenti artistici, come i Nabis, hanno portano al suo definitivo superamento, anticipatori di nuove espressioni d’arte.
Vincent Van Gogh nei quattro anni vissuti in Francia, prima della sua morte, ha cambiato la pittura ed è stato considerato l’anticipatore dell’espressionismo nordico.
Paul Gauguin ha cercato colori espressivi e, per questo, poco naturali.
Non può mancare il simbolismo rappresentato qui da Odilon Redon, pittore che non ha raffigurato il mondo reale ma ha preferito quello dell’immaginazione e del sogno. Nel titolo di questo quadro ha usato il termine ‘evocazione’ per riferirsi a un’immagine mentale, non reale. Il pittore è vissuto in un’epoca in cui la psicoanalisi si era andata diffondendo con le opere di Freud e Jung e non poteva non esserne influenzato.
Matisse e l’École de Paris
Arriviamo alle avanguardie. Parigi, in quegli anni, richiamava grandi artisti; l’École de Paris era composta da diversi gruppi di pittori, uno in Montmartre e l’altro a Montparnasse.
Matisse è considerato il maggiore rappresentante dei “fauves“, pittori così chiamati da un critico per l’acceso cromatismo. Matisse adorava il colore, la composizione e il dettaglio.
Modigliani, nello stesso periodo dipingeva i suoi ritratti con contorni stilizzati e bidimensionali, non con obiettivi realistici ma come una silenziosa galleria di sentimenti.
L’espressionismo. L’avanguardia tedesca
L’espressionismo è stato una tendenza, non un unico movimento. Forme e colori caricati, tratti asciutti, colori innaturali, trasmettono tensione e turbamento. Iniziato nei primi anni del novecento si è sviluppato in tre correnti: die Brücke, der Blaue Reiter, Neue Sachlichkeit. Con il nazismo tutta questa è stata definita arte degenerata, molte opere sono state distrutte e artisti banditi dalle professioni.
Die Brücke (“il ponte”), prima avanguardia dell’espressionismo tedesco, è stato fondato nel 1905 nella facoltà di architettura a Dresda e poi trasferito a Berlino; si è proposto come un ‘ponte’ tra passato e presente. Tra i suoi fondatori: Kirchner e Nolde. Kirchner è fedele interprete dell’espressionismo. Nolde è considerato il pittore più atipico e individualista dell’espressionismo tedesco; quasi mille delle sue opere sono state distrutte dai nazisti.
Der Blaue Reiter (“il cavaliere azzurro”) di Kandinsky, fondato a Monaco nel 1911, ha dato il via a forme d’arte non figurative, nelle forme astratte e geometriche.
Neue Sachlichkeit (“nuova oggettività”) sviluppata a Berlino da Grosz, Beckmann e Dix dopo la Prima guerra mondiale, ha affrontato temi di denuncia sociale.
Picasso. Cubismo e classicità
Le opere di Picasso chiudono la mostra e fanno vedere i diversi momenti della sua vita e della sua ricerca artistica, dagli esordi al cubismo. Picasso è il pittore che rappresenta l’evoluzione artistica di molti decenni; le sue opere ben testimoniano i passaggi dell’arte pittorica del novecento.
DAGLI IMPRESSIONISTI A PICASSO
I capolavori del Detroit Institute of Arts
Genova, Palazzo Ducale, 25 settembre 2015 – 10 aprile 2016