Turner

“Ha derubato il sole del suo diritto di primogenitura a creare le ombre” ha scritto, nel 1836, il reverendo J. Eagles riferendosi a William Turner. Nonostante l’intento fosse quello di denunciare l’assurdo, con tono stizzito, le sue parole si sono rivelate profetiche.

Ho rivisto quest’estate Mr.Turner di Mike Leigh. Ricordo che quando era uscito nel 2014 ne avevano parlato come di un film dalle belle immagini ma lento e noioso; a me è sembrato, allora come oggi, interessante e preciso nel descrivere la personalità del pittore inglese. La lettura della sua biografia mi ha permesso di capire come il regista sia stato aderente alle descrizioni lasciate dai testimoni del tempo. Così, tra qualche immagine tratta dal film, alcuni dipinti di Turner e citazioni di autori che l’hanno conosciuto ho rivisitato l’opera di questo artista.

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In passato avevo visto alcuni dipinti di William Turner all’interno di mostre tematiche sulla pittura paesaggistica inglese del Settecento e le impressioni ricevute sono state contrastanti:
ho provato poco entusiasmo per il Turner classicista;
ammirazione e piacere, invece, per il Turner più ardito nella sua pittura, quella della luce e del colore.

Il film di Leigh racconta quest’ultimo Turner, durante gli ultimi 25 anni della sua vita, quando era già noto e tante cose erano già successe.
Lo incontriamo al ritorno da un viaggio nei Paesi Bassi dove ha ammirato le opere di Rembrandt. L’anno, quindi, stando alla biografia dovrebbe essere tra il 1825 e 1826. Appare vecchio, basso, tarchiato, trascurato nel vestire, rozzo e brusco. Timothy Spall, l’attore che gli presta il suo corpo, è perfetto nella parte. E la sua figura corrisponde alla descrizione che ne ha dato John Ruskin (scrittore, pittore, poeta e critico d’arte britannico, ammiratore di Turner che ha conosciuto quando questi era già vecchio e ha scritto di lui in Modern Painters, contribuendo a renderlo famoso) nel suo diario:

“Presentato oggi all’uomo che, al di là di ogni dubbio, è il più grande personaggio di quest’epoca; il più grande in ogni forma dell’immaginazione e sotto ogni aspetto di conoscenza del paesaggio; per farla breve, il pittore e poeta del giorno: Joseph Mallord William Turner. Mi è stato descritto da tutti come rozzo, villano, privo di doti intellettuali e volgare, ma sapevo che ciò era impossibile. Mi è invece sembrato un gentiluomo un po’ eccentrico, pungente nei modi, pratico e di mentalità molto inglese; chiaramente di indole buona ma, altrettanto chiaramente, di temperamento irritabile, nemico di ogni ipocrisia, perspicace, forse un po’ egoista, molto dotato intellettualmente; le sue qualità spirituali non si manifestano con compiacimento o con volontà di ostentazione, ma si fanno cogliere di quando in quando in una parola o in uno sguardo”.

Il Turner del film rende bene l’idea di rozzezza e bestialità esteriore, sia fisica che nei rapporti, in maniera quasi caricaturale. Così come caricature sembrano altri personaggi che via via fanno la loro apparizione, dal padre alla governante ad altri pittori, a persone note e meno note. Le figure hanno caratteristiche fisiche pesanti, con tratti che non si può non definire brutti e lui, Turner, ha sempre la faccia ingrugnita sotto la tuba.

William Turner è nato nel 1775 e quindi quando lo conosciamo nel film ha circa 51 anni. Vive con il padre e la governante-serva.IMG_3131.jpg
In realtà i suoi biografi dicono che si sa poco della sua vita privata, sia in gioventù che in maturità.
È certo che da una relazione con Sarah Danby, iniziata nel 1798 e durata fino agli anni venti dell’Ottocento, sono nate due figlie. Quando queste fanno la loro apparizione nel film insieme alla madre, a casa di Turner, i rapporti sono già stati interrotti. Vediamo un Turner distaccato e indifferente verso di loro, insofferente delle richieste della loro madre e, anche quando muore la figlia minore, completamente disinteressato.
Il legame esclusivo è con il padre che si occupa di tutto, dalla casa agli affari; compra i colori, il cibo e gli rade anche la barba.IMG_2758.jpg
Una scena lo mostra nel negozio di colori e chiede, per il figlio, il giallo cromo, la biacca, il prezioso blu oltremare proveniente dall’Afganistan, lamentandosi perché è aumentato di una ghinea, e l’olio di papavero rosso.
Il padre si occupa anche della vendita dei suoi quadri: accompagna i visitatori nella piccola galleria presso l’abitazione dove avviene la vendita diretta delle opere. E qui ammiriamo marine, tempeste e naufragi. Vediamo “Donne a Calais in cerca di conchiglie sulla spiaggia”, dipinto nel 1830. In realtà  sappiamo che il padre era morto un anno prima della realizzazione di questo dipinto ma nel film contano le sequenze dei fatti salienti della vita di Turner e non le date.

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Spiaggia di Calais con la bassa marea: pescatrici che raccolgono le esche, olio su tela 1830

 

 

Quando il dipinto è stato esposto nel 1830 alla Royal Academy alcuni critici lo hanno ritenuto frutto del fattore emotivo provocato della morte del padre. Confrontato con i precedenti lavori del primo decennio dell’Ottocento rende evidente il processo di astrazione di Turner e il progressivo abbandono del processo narrativo.

 

Quando mostra “Annibale che attraversa le Alpi (del 1812) il padre di Turner chiede ai visitatori, come fosse un indovinello, «Riuscite a vedere l’elefante? Eccolo qua!», mentre il figlio, impegnato a dipingere nello studio adiacente, spia da un buco fatto appositamente sul muro.

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Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, Olio su tela 1812

Fonti letterarie e esperienze personali sono alla base dell’opera. Una bufera nello Yorkshire, alla quale aveva assistito nel 1810 e ripreso con schizzi e note sul retro di una lettera, è all’origine dell’associazione visiva. La guerra tra Francia e Inghilterra richiama Bonaparte rappresentato come moderno Annibale. Il soggetto storico è sopraffatto dalla forza della natura, che occupa tutto lo spazio della tela.

L’unico accenno alla madre di Turner viene dal padre morente (1929) che si rimprovera di non averla trattata con giustizia e il figlio gli risponde che era pazza e aveva rovinato la loro vita.
Dalla biografia di Turner sappiamo che la madre era una donna eccentrica e mentalmente instabile, incapace di occuparsi del figlio che, per questo, era spesso ospite di parenti durante l’infanzia. È stata ricoverata in manicomio nel 1800 ed è morta nel 1804. È stato sempre il padre, che faceva il barbiere, ad occuparsi di lui incoraggiandolo nelle sue abilità artistiche e vendendo i sui primi disegni eseguiti a 13 anni; sembra che abbia insegnato al figlio l’amore per il denaro e l’avarizia e instillato una certa abilità commerciale.
La morte del padre è stato un duro colpo per Turner e nel film appare profondamente abbattuto.
Lo vediamo, in una scena, recarsi in un bordello e, tra i singhiozzi, ritrarre una prostituta. Dei disegni di nudi femminili, che sembra siano stati numerosi, non rimane traccia perché John Ruskin, che si era speso in difesa di Turner quando era stato attaccato dalla critica, era diventato il suo esecutore testamentario occupandosi di catalogare i quadri alla morte del pittore e, pur avendone una grande ammirazione, ha distrutto molte sue opere ritenendole oscene. Lui stesso ha raccontato che  sei anni dopo la morte di Turner, nel 1857, si è trovato
“di fronte una cartella piena di dipinti di Turner del genere più vergognoso – pudende femminili – assolutamente ingiustificabili e per me inspiegabili. Mi misi all’opera per scoprire quanto più possibile su questa faccenda è accertai che il venerdì pomeriggio il mio eroe era solito lasciare la sua casa di Chelsea e recarsi a Wapping dove si fermava sino al lunedì mattina in compagnia delle donne dei marinai, che poi ritraeva in ogni possibile posa di abbandono. Che vita! E che responsabilità mi gettava addosso! Che cosa dovevo fare? Per settimane e settimane mi sentii infelice e pieno di dubbi, anche se spesso mi mettevo in armonia con le cose più elevate, finché all’improvviso mi balenò l’idea che forse ero stato scelto come l’uomo capace di prendere in proposito una grave decisione. Presi quelle centinai di schizzi e dipinti osceni e li bruciai lì dov’erano, li bruciai tutti. Non pensate che abbia fatto bene? Io ne sono orgoglioso, orgoglioso…”. Che dire? si può solo condannare il perbenismo e la pruderie dell’epoca che hanno condotto a un gesto così deprecabile!

Oltre a Londra, dove vediamo Turner a casa sua e alla Royal Accademy di cui è socio, le  scene si svolgono a Petworth, ospite del suo protettore Lord Egremont; a Margate, dove conosce la vedova Booth che gli sarà compagna nell’ultima parte della sua vita; e in qualche viaggio dove è sempre impegnato a disegnare schizzi dei paesaggi che vede.

Alla Royal Accademy assistiamo al continuo rimaneggiamento che Turner compie della sua opera in mostraimg_2745, sotto gli occhi degli altri soci dell’Accademia; c’è chi lo critica e chi lo elogia. Lui sputa sul quadro, sembra maltrattarlo, strofina i colori, usa spatole, prende in giro chi gli sta intorno. Indimenticabile la scena in cui dipinge sulla sua marina un cerchio rosso e poi se ne va. Tutti guardano e si chiedono perché abbia rovinato così un suo quadro, che senso ha quello che ha fatto. Poi Turner torna e passa uno straccio sul dipinto. Tutti, attorno a lui, tirano un respiro di sollievo. «È una boa!» esclamano rassicurati.

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Helvoetsluys: la “Città di Utrecht” prende il mare, Olio su tela 1932

Questo è il dipinto della scena del film ripresa dalla Autobiographical Recollections di C.R. Leslie. Turner lavorava e modificava le sue opere con velocità e destrezza, prendeva spunto da quello che vedeva. In quell’occasione il suo quadro era a fianco di un’opera di Constable che aveva tocchi di rosso e vermiglio. Turner dopo aver visto i colori usati dal collega-rivale aveva aggiunto il rosso ai grigi del suo quadro. Constable ha poi commentato «È stato qui e ha sparato un colpo di cannone».

Le opere di Turner sono state derise, rifiutate, ammirate; sono state oggetto di interrogativi. Definite orribili da alcuni, un guazzabuglio di giallo-sporco; una pittura nella quale Turner “ha preso congedo dalla forma” e “ha dipinto con tutto quello che ha trovato in cucina”.
È stato criticato per le stesse ragioni per le quali ha avuto successo e ammirazione: la sua indeterminatezza e approssimazione nell’esecuzione; l’eccessiva luminosità dei colori che hanno scardinato l’impianto prospettico e rotto le leggi della composizione classica; per le sue opere considerate bozzetti nelle quali ha fatto abuso soprattutto dei gialli.
Ruskin ha sempre usato la sua influenza in difesa dell’opera di Turner. E gli acquirenti sono stati numerosi, al di là delle molte critiche.

Turner aveva il desiderio di tenere uniti i suoi quadri, non vendeva volentieri.
In una delle ultime scene un industriale, Joseph Gillott, quello dei pennini Gillott, vuole comprare per centomila sterline tutte le opere dell’artista: quadri, acquerelli, disegni, schizzi. Ma Turner rifiuta perché dice che le sue opere sono un lascito alla nazione britannica, perché le vuole vedere esposte tutte insieme in un solo luogo, visibili gratis a tutti.

Turner è stato un innovatore e un precursore di una nuova forma di arte che troverà nell’Impressionismo ulteriore svolgimento.

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Mercanti di schiavi che gettano in mare i morti e i moribondi. Tifone in arrivo. La nave negriera. Olio su tela, 1840

John Ruskin al quale il padre aveva regalato questo dipinto nel 1843 scrisse “Se fossi costretto ad affidare l’immortalità di Turner a un’unica opera, sceglierei questa […] il suo colore è assolutamente perfetto, non un tono falso o torbido in qualsiasi parte o tratto, e così modulato che ogni centimetro quadrato della tela è una composizione perfetta”.

 

Nelle ultime scene che narrano la vita di Turner lo vediamo confrontarsi con altre forme artistiche che, si rende conto, modificheranno il mondo per come lo ha conosciuto.
Prima è la fotografia: con la compagna dell’ultima parte di vita, madame Booht, si reca da uno dei nuovi fotografi per farsi ritrarre in un dagherrotipo e gli chiede se ritrae anche la natura oltre alle persone e poi osserva “presto i pittori andranno in giro per il mondo con una cassetta come gli stagnini, invece che con una tavolozza sotto il braccio”.
Secondo i preraffaelliti, che vede esposti in Accademy e si rende conto che saranno loro il prossimo futuro nell’arte.

 

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Pioggia, vapore e velocità. La grande ferrovia occidentale. Olio su tela 1844

Il treno che sembra voler uscire dal quadro, la lepre che corre avanti come simbolo di velocità, i toni del giallo che dominano lo spazio della tela, il nero della locomotiva e il rosso del fuoco vanno oltre la concezione raffigurativa. Sono impressione, suggestione che si dilata nel colore. Elementi lodati da alcuni come segno di grande modernità e misconosciuti da altri.

Turner è morto il 19 dicembre 1845 nella casa di Chelsea dove era andato ad abitare con Sophia Booth alcuni anni prima.

4 Comments

  1. Le menti più geniali, quelle che hanno il coraggio di sfidare i canoni dell’epoca in cui vivono, sono sempre, almeno in parte, derise o incomprese. Meravigliosa la pittura di Turner, meraviglioso l’articolo che gli hai dedicato. Il film mi piacerebbe vederlo.

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    1. Come ho scritto mi piace soprattutto il Turner dei colori. Sono impressionanti le sue marine e le sue tempeste; l’uso dei colori, che alcuni hanno detto eccessivo, è sorprendete nelle suggestioni che dà. Sai che Monet lo ha sminuito? Però aveva visto solo i quadri più classici e non le opere del colore. Il film merita di essere visto.

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    1. Ciao ho letto adesso la tua recensione e sembra di rivedere le immagini del film e gli aspetti salienti della vicenda umana e artistica di Turner. Uno dei migliori film su un artista, questo di Leigh! Rende la complessità dell’uomo senza abbellimenti. La vita del tempo, i personaggi, sembrano descritti come scene di costume, dove bruttezza e bellezza si incontrano e diventa qualcosa di sublime. Come l’opera di Turner, appunto.

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