"Quello che più di tutto mi interessa è il mondo così come lo vivo io" Franz O’Hara
Alex Katz ha 95 anni e sta godendo di fama e riconoscimenti in questa tarda età: alcune sue opere sono state vendute all’asta negli ultimi anni raggiungendo il milione di dollari e, entro quest’anno, sono programmate retrospettive al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e al Guggenheim Museum di New York.
Non è stato sempre così. Fino agli anni Ottanta l’arte figurativa era guardata con sospetto e pregiudizio per il lungo dominio dell’Espressionismo astratto in America, dell’arte informale in Europa e dell’arte povera in Italia, per cui anche il successo dello stile figurativo di Katz è arrivato tardivo.
Pionieristica è stata, nel 1990, una galleria di Modena che aveva esposto opere dell’artista. Poi altri anni di silenzio, per la diffidenza verso un’arte semplice e di disimpegno, seguiti da un percorso di lento consolidamento.
Sono ora in mostra al Mart di Rovereto poco più di una trentina di tele di grandi dimensioni, dipinte dagli anni Novanta ad oggi. Così, ero curiosa di andare a vedere dal vivo quelle opere che, nelle foto su Google, mi sembravano illustrazioni antesignane dei disegni digitali di oggi.

Il primo impatto è stato quello di rendermi conto che si tratta ‘veramente’ di dipinti ad olio! Quelle superfici monocrome e di grandi dimensioni, quelle lunghe tele orizzontali in cui i visi sono come fotogrammi di diverse espressioni, sono tutti dipinti alla maniera tradizionale!



Reflection whit Kirsten, 2008 Dark brown hat #1, 2002 Open closed open closed, 2004 Yvonne, 2015 Emma, 2015

La seconda impressione è stata quella di trovarmi di fronte a delle copertine patinate di riviste di lusso americane o cartelloni di una qualche pubblicità.
Si va veloci e non ci si stanca in questa mostra, sia perché le opere da vedere non sono molte sia perché, oltre la superficie liscia e le sagome chiaramente disegnate, non sembrano esserci significati simbolici da indagare o pensieri complessi da fare. Però, dopo aver fatto un primo giro, sono tornata indietro a rivedere la resa di luce e alcune sfumature di colore e, a fronte di una iniziale impressione di superficialità, ho colto il lavoro di preparazione al dipinto, la combinazione studiata dei colori e il disegno per le proporzioni delle teste di grandi dimensioni.



Grey bow, 1989 Rebecca, 1999 Yvonne and Jennifer, 2007
Chi è Alex Katz

È nato a Brooklyn nel 1927. Ha studiato alla Cooper Union Art School di New York e alla Skowhegan School of Painting and Sculpture nel Maine, dove ha appreso la pittura dal vero.
Ha disegnato libri e copertine, collaborando con poeti e scrittori, con coreografi e danzatori. Per 50 anni è stato scenografo e costumista per la Paul Taylor Dance Company oltre a occuparsi di arte pubblica.
Dalla fine degli anni ’50 si è dedicato ai ritratti individuali di amici e della moglie Ada in particolare, la sua musa, che ritroviamo in centinaia di tele. Per le caratteristiche di questi ritratti, quali lo sfondo monocromatico, i colori piatti, i toni squillanti, la semplicità sintetica delle figure e il senso di sospensione che permea le sue opere, è stato accomunato alla Pop Art alla quale però lui non ritiene di far parte.


Red hat, 2003 Ada, 2008
Negli anni ’60 ha cominciato a dipingere quadri di imponenti dimensioni influenzato dall’industria del cinema, della televisione e dai manifesti pubblicitari e a ritrarre persone dell’ambiente che lo circondava: pittori, poeti, critici e artisti in generale.
Akex Katz è il pittore della elegante e colta società newyorkese: “i suoi quadri sono l’affresco di un momento storico fortunato di una società privilegiata colta nel teatro della vita” (Denis Isaia). Le sue opere rielaborano la cultura di massa della società americana, della televisione, della pubblicità, del cinema. Lo vediamo nei soggetti sorridenti, ben vestiti, nelle inquadrature cinematografiche. E nello stile della sua pittura liscia, dalle le forme semplificate e dalla ridotta gamma di colori.

“I personaggi sembrano usciti da una classe media condannata alla mediocrità” (Walter Grasskamp).
L’approccio mondano di Katz celebra il disimpegno, la vita semplice e facile, priva di angosce e di indagini psicologiche, lontana da ogni forma di problema sociale. Le figure sono in una specie di isolamento colorato e, immerse in una sospensione del tempo, esprimono emozioni minime.

Vittorio Sgarbi, nel catalogo della mostra, ha scritto che Katz è il pittore della atarassia, perché vede in lui una “…ostinata volontà di rappresentare, senza inquietudine e turbamenti, un’età dell’oro, un tempo perfetto in cui tutto è fermo, in una eterna primavera, in una giovinezza senza fine. Tutto è immobile in Katz, le persone e la natura. Le donne sono eternamente giovani, la vita è sempre felice, gli animi sono imperturbabili”.
Anche se Katz non è assimilabile a nessuna scuola la sua opera, figurativa e astratta insieme, fa sintesi delle esperienze artistiche del Novecento come l’Espressionismo astratto e, nelle grandi dimensioni, la Pop Art.
Oltre ai ritratti, ai sorrisi e al bel mondo americano, un altro tema caro a Katz è il paesaggio che rende sempre più astratto e con una colorazione accurata. Soprattutto negli alberi all-over, si nota la ripetizione di uno schema.





Song, 2004 South light, 2005 Woods, 2004 Yellow house, 2001 Marine, 2002

“Non riesco a pensare a qualcosa di più eccitante della superficie delle cose“: questa frase, che intende sottolineare come la sua ricerca sia puramente estetica, può essere considerata il manifesto di Katz che, per quanto anomalo, è un autore che fa parte del panorama artistico americano del secondo dopoguerra.
Alex Katz. La vita dolce Da un’idea di Vittorio Sgarbi. A cura di Denis Isaia Mart Rovereto fino al 18 settembre 2022