Bill Viola – Palazzo Reale, Milano

La mia arte non è realmente cinema, non è pittura. Non è realismo, sebbene si avverta spesso come qualcosa di realista, e non è una creazione, poiché tutte le immagini derivano dalla vita reale. Penso si tratti piuttosto di un’espansione dei livelli dì realtà

Quelle di Viola sono immagini in movimento in cui il trascorrere del tempo è talmente lento da risultare impercettibile. Ti fermi a guardarle, come tele di un dipinto, aspettando a vedere cosa succede, come evolve la scena. Tutto è talmente lento che ti sembra un tempo sospeso. Allora sposti lo sguardo, ti distrai, fai il giro della sala e poi, quando torni a guardare, ti accorgi che le espressioni sono cambiate, i corpi si sono spostati nello spazio, altre figure si sono aggiunte.

Il tempo, per quanto trascorra lento, modifica la realtà.

Bill Viola, nato a New York nel 1951, è uno dei grandi protagonisti della videoarte. Da più di quarant’anni realizza opere usando un nuovo linguaggio artistico per esplorare i temi dell’umanità nel rapporto con il mondo e gli elementi naturali, con il tempo e la ciclicità della vita, per indagare emozioni e passioni umane.

Ha proposto una nuova composizione dell’immagine attraverso un dialogo continuo tra l’immaginario medievale e rinascimentale dei maestri dell’arte antica e la costruzione di vere e proprie scene teatrali, cinematografiche e fotografiche, costruendo una nuova dimensione narrativa.

I suoi riferimenti sono le opere dei grandi maestri del passato, la pittura e gli affreschi rinascimentali, rielaborate dalla tecnologia.

Gli elementi più presenti nelle sue opere sono l’acqua in tutte le sue forme, una forza onnipresente nella nostra vita, e il fuoco: l’unione ne aumenta la forza.

Ma ciò che rende le immagini potenti e immersive è l’alterazione delle dimensioni del tempo e dello spazio.

Il tempo è la materia prima del film e del video – afferma Viola – Tecnicamente può trattarsi di telecamere, pellicola o cassette ma ciò che si lavora, è il tempo. Si creano degli eventi che si dispiegheranno su una sorta di supporto rigido incarnato da una cassetta o una pellicola, che permetteranno di dar vita all’esperienza dello scorrimento. In un certo senso, è come un papiro, una delle forme più antiche di comunicazione visiva.”

Lo slow motion, un tempo rallentato, mostra il movimento degli elementi in tutta la loro magnificenza, cattura dettagli di emozioni umane impossibili da comprendere in tempo reale.

Lo spazio: il mezzo audiovisivo è confinato nel riquadro di uno schermo e la narrazione si svolge in questa finestra sul mondo, come nelle tele dei pittori classici, ma la dimensione delle installazioni, diversa da dispositivi come il cinema o la televisione, aumenta la potenza delle immagini e dei contenuti.

Immergersi nel mondo alternativo delle opere di Viola, in mostra a Palazzo Reale a Milano, può essere un’occasione per intraprendere un viaggio interiore e far emergere riflessioni e contenuti inconsci.

The Quintet of the Silent (2000) è un video a colori su schermo piatto in cui vediamo cinque uomini apparentemente immobili. Il cambiamento risulta impercettibile e lo slow motion estremo rende visibili dettagli e sfumature di espressioni, di intense emozioni. Viola riprende il linguaggio delle espressioni caricate dei volti di Bosch ma, a differenza di quanto succede nelle scene dipinte dal maestro dell’antichità, non conosciamo l’origine delle reazioni emotive di questi uomini e possiamo proiettarvi i nostri significati intimi.

All’universo femminile dedica The Greeting (1995), ispirato alla Visitazione del Pontormo del 1528-1529.

Mi colpirono i colori”, ha detto Viola che, per molte sue opere, ha preso spunto dai maestri del passato.

Presentata alla Biennale di Venezia l’opera è stata accolta con giudizi molto positivi.

All’inizio due donne parlano e non succede praticamente nulla. Poi un’altra donna arriva a salutare una delle due e questo modifica la situazione che deve riaddatarsi al cambiamento.

L’effetto dello slow motion è intenso (45 secondi di girato vengono espansi per durare dieci minuti) ma è proprio la lentezza dei movimenti che permette di cogliere l’evoluzione dei gesti e dell’espressività dei volti che danno un riscontro degli aspetti inconsci. Il variare delle emozioni, che si colgono dal cambio di espressione delle donne coinvolte in questo incontro, mostra come una espressione emotiva non possa mai essere costante e invariata ma si muova con l’accadere delle cose.

Catherine’s Room (2001) è costituito da schermi di piccolo formato accostati in linea orizzontale. Mostrano l’interno di una stanza in cui una donna svolge gesti quotidiani nei diversi momenti della giornata (mattina, pomeriggio, tramonto, sera e notte). Il passaggio delle stagioni è rappresentato dal ciclo vitale del ramo di un albero che si vede attraverso una piccola finestra. Alla narrazione quotidiana si sovrappone il livello temporale dei cicli della natura ma anche quello dell’intera vita umana, perché quando la donna dorme nell’ultimo schermo porta a pensare alla morte.

L’ispirazione viene da una predella delle Storie delle vite di beate domenicane (1394-1398) di Andrea di Bartolo da cui riprende la semplicità dell’ambiente e l’essenzialità dei gesti quotidiani.

La sequenza rimanda un senso di pace e ordine nell’isolamento che non mi ispira solitudine ma concentrazione e coscienza di essere.

Four Hands (2001)

I gesti delle mani di un ragazzo, di una donna e di un uomo di mezza età, di una donna anziana sono modelli simbolici di tre generazioni – figlio, madre e padre, nonna – che descrivono una linea temporale.

Le mani, come gli sguardi e i movimenti del corpo, parlano e dicono molto di noi.

Emergence (2002)

Video a colori ad alta definizione

Si ispira a un affresco di Masolino da Panicale intitolato Pietà (1424), raffigurante il Cristo che risorge dal sepolcro. In Emergence due donne vegliano sedute ai lati di un pozzo di marmo dal quale compare prima la testa e poi il corpo pallidissimo di un giovane che fa traboccare l’acqua. Le donne sorreggono il corpo e lo depongono a terra. È la rappresentazione della vita e della morte, dell’annegamento e della nascita insieme.

L’immagine in movimento mostra anche altri riferimenti artistici: da Raffaello, alla Pietà di Michelangelo, alla Morte di Marat di David.

Ocean without a shore (2007)

Trittico di video a colori ad alta definizione

L’opera è nata a Venezia nella piccola, sconsacrata chiesa di San Gallo, e descrive una metaforica soglia di transizione tra vita e morte. Parla della presenza dei morti nella nostra vita. Gli schermi posti su altari diventano un portale d’intersezione tra la vita e la morte. Individui che si avvicinano lentamente passando dalla nebbia dell’oscurità alla luce sembrano venirci incontro con le mani aperte a chiedere… di non dimenticarli.

IL SÉ É UN OCEANO SENZA RIVA.
GUARDARLO NON HA INIZIO NÈ FINE, IN QUESTO MONDO E NELL'ALTRO

Ibn Al'Arabi (1165-1240)

The Raft (2004)

Proiezione video a colori ad alta definizione

Un gruppo di uomini e donne, di diversa etnia, età, estrazione sociale, vengono improvvisamente colpiti da un getto d’acqua violentissimo e terrificante. Barcollano e cadono sotto quel diluvio inaspettato. Poi il getto si placa e i componenti del gruppo si alzano aiutandosi tra loro.

È l’opera che mi ha colpito maggiormente. Non solo per la potenza dell’immagine ma per il contenuto che veicola: tutti siamo esposti alle crisi che, nella vita, possono succedere in modo imprevisto. Nessuno si alza da solo. Serve l’aiuto reciproco per risollevarsi dalle devastazioni: la collaborazione umana è necessaria per sopravvivere a disastri naturali o eventi fortuiti.

(Ogni riferimento agli eventi del nostro tempo è lecito)

Martyrs series (2014)

Questi quattro video esemplificano la capacità dell’uomo e della donna di sopportare la sofferenza, con ideali di forza d’animo, perseveranza, resistenza, sacrificio. Non sono martiri intesi in senso cristiano ma in riferimento alle sofferenze della condizione umana.

In Earth Martyr un uomo sè epolto dalla terra che gli cade implacabilmente addosso.

Air Martyr rappresenta il corpo di una donna flagellato dal vento.

In Fire Martyr un uomo è seduto tra le fiamme violente.

In Water Martyr un uomo è sollevato per le caviglie mentre una cascata d’acqua si riversa dall’alto.

Raffigurano la lotta di persone alle prese con elementi naturali e la loro graduale accettazione dell’inevitabile destino.

Quello che vi leggo è la fatica che compiamo a riconoscere gli elementi di cui sono impastati il nostro corpo e la nostra anima e la sofferenza per accettarli come costitutivi del nostro modo di essere.

Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity (2013)

Dittico video a colori ad alta definizione proiettato su lastre

Un uomo e una donna anziani, nudi, avanzano verso di noi guardandoci negli occhi. Poi accendono una piccola torcia e cominciano a esaminare attentamente il proprio corpo alla ricerca di malattia o corruzione. Alla fine spengono la luce, grati di essere vivi, e si dissolvono nella pietra.

CIÒ CHE NON È PIETRA È LUCE

Octavio Paz

Fire WomanTristan’s Ascension (2005)

Entrambe le opere si ispirano alla storia di Tristano e Isotta, al loro amore tragico che non può essere consumato su questa terra. Devono quindi lasciare andare il loro corpo.

Le due scene sono parti della stesso soggetto.

Fire Woman mostra l’ombra di una donna davanti a un muro di fuoco, prima di cadere all’indietro nell’acqua.

Tristan’s Ascension mostra il corpo di un uomo steso su una lastra di marmo, colpito da una cascata d’acqua che cade all’incontrario e sale verso l’alto. Il monumentale video descrive l’ascensione dell’anima nello spazio dopo la morte. Le dimensioni dello schermo e il movimento contrario della cascata d’acqua sono emozionanti e stranianti e rendono l’opera metafisica.

Le opere di Viola sono esposte a Palazzo Reale a Milano dal 24 febbraio al 25 giugno 2023.

Nota: nella descrizione dei video c’è scritto Alta definizione ma le immagini che qui sono riusita a riprodurre sono a Bassa definizione per dire che non rendono minimamente la potenza e la bellezza delle opere reali.

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